Categoria: Sulla postura
Riflessioni su: “Vita nei Boschi”
Li vedo muoversi nel bosco, c’è maggiore armonia nei movimenti, maggior velocità, scivolano su pendii di terra testando il proprio equilibrio al limite della caduta, cominciano a modificare il proprio assetto in funzione del terreno e degli ostacoli. Anzi, di fronte a questi non hanno esitazione, cambiano direzione, scavalcano, saltano con certezza e determinazione. Hanno cambiato anche il livello di attenzione, sono in grado di passare dal momento di divertimento al momento di massima attenzione in breve tempo, se camminando tranquillamente in gruppo io mi fermo e alzo una mano, tutti immediatamente si bloccano e porgono attenzione ai rumori attorno a noi.
Uno degli obiettivi di “Vita nei Boschi”era proprio questo, fare in modo che nei bambini e ragazzi potesse affiorare quella parte più profonda e nascosta di noi stessi, l’istinto.
Lasciare affiorare: un processo naturale, che ha bisogno solamente di tempo, al quale non servono indicazioni, perché queste in qualche modo sono già comprese nel processo stesso. E’ così. L’istinto segue questo ordine di cose, non ha bisogno della conoscenza perché c’è già, non segue il ragionamento perché è frutto del momento presente, dell’intuizione e si arricchisce con la sperimentazione e la creatività.
Mi piace vedere nei ragazzi emergere questi comportamenti, perché riesco a decifrarne la forza che possono avere, riesco a individuarne un cammino da seguire e nel quale farli crescere. E’ quando andiamo oltre l’intelletto che siamo veramente noi stessi.
Succede a volte però che la parola istinto fa a pugni con la “buona educazione” o con le “norme igieniche” o le “regole sociali” e quindi vado un po’ in crisi. Credo che succeda a molti quando c’è di mezzo l’istinto di andare un po’ in crisi, si diventa dubbiosi, a me capita di dire: “istintivamente farei così però…” non sappiamo se fidarci del nostro istinto.
Fidarci di chi? Di noi stessi?
Credo che la società di oggi, il mondo della scuola, l’uso eccessivo della tecnologia, le paure che il mondo dell’informazione ci procura, tutto questo non offre molte occasioni ai bambini e ragazzi di fidarsi di sé, di sentirsi sicuri. Credo invece che tutto nasca dal fatto che offriamo poche occasioni ai nostri figli di sperimentare veramente sé stessi utilizzando le risorse personali, permettendo loro di trovare le risposte, le soluzioni, le prospettive possibili. I ragazzi hanno bisogno di provare, di sbagliare, di rischiare e di farsi anche male a volte per comprendere i limiti, i confini e definire così la loro persona.
Ecco Vita nei Boschi voleva essere questo, un’occasione per questi bambini e ragazzi di scoprire quella parte di sé che oggi difficilmente ha la possibilità di rivelarsi. C’è bisogno di natura per ritrovare cicli e ritmi, di tempo per allontanarsi dalle distrazioni della nostra società di oggi e poter sentire dentro di sé, c’è la necessità di riscoprire il corpo e il movimento come elementi di relazione con il mondo, in grado di interagire, modificare, trasformare ciò che sta intorno a sé e ritrovare così una dimensione di realtà con la quale misurarsi. Questo è successo ai bambini e ragazzi di queste esperienza, hanno solamente dovuto aspettare un po’ di tempo per ritrovare nell’ambiente naturale uno spazio proprio, per ritrovare nel movimento una dimensione di realtà, di possibilità, di risorsa, di evoluzione e di piacere.
Oggi la nostra vita per molti di noi ha perso la dimensione dell’incertezza e così si perde in parte anche il mistero della vita stessa, cerchiamo di ridurre tutti i rischi e nonostante questo abbiamo mille paure, cerchiamo la comodità e il comfort però ci dimentichiamo che è quando la vita ci sorprende che tiriamo fuori le nostre migliori risorse. Dobbiamo riprenderci del tempo per stare in natura, dobbiamo ritornare alla terra e ritrovare ritmi e azioni antichi che da sempre hanno condotto l’uomo dalla sua comparsa sulla terra fino ad oggi.
Ho fatto questa esperienza di “Vita nei boschi” per bambini e ragazzi ma mi sono reso conto che è stata un’esperienza di cambiamento molto forte anche per me.
…forse dovrei fare un programma “Vita nei boschi”anche per adulti!…qualcuno ha voglia di venire?
Ritorna In campeggio con papà!
Proprio così quest’estate ritorna questo progetto “In campeggio con papà” (al link puoi trovare tutte le info sul progetto e sulle attività che verranno proposte) un’esperienza di contatto con la natura, di gioco, di lavoro e soprattutto di condivisione di tutto questo tra padri e figli.
Il luogo prescelto è sempre l’altipiano della Lessinia con i suoi boschi e prati e campeggeremo presso malga Scrovazze (www.malgascrovazze.com) situata nella val Squaranto.
Di questo progetto ne ha parlato anche Repubblica nell’articolo di Caterina Pasolini che potete leggere al link .
Non solo ma potete anche ascoltare il podcast dell’intervista radiofonica su RADIO24 alla trasmissione “Padrieterni” che è possibile riascoltare al seguente link poco prima del minuto 27 potrete sentire la nostra intervista.
La prima data del campeggio sarà il 22-23-24 giugno, abbiamo pensato di farla appena finite le scuole e non ancora in piena stagione di ferie per facilitare l’adesione e probabilmente riusciremo a fare un’altra data tra fine agosto e settembre.
Nel volantino di seguito che potete anche scaricare troverete tutte le informazioni necessarie per partecipare.
La Postura del Nuovo Anno
Ti sei fatto dei buoni nuovi propositi per il nuovo anno?
Se non è così ti sei lasciato sfuggire una buona opportunità di avere la sensazione di aver cominciato bene.
Si proprio così perché se dicembre lo possiamo paragonare alla sera, gennaio rappresenta un nuovo inizio, il mattino.
Alla sera siamo portati a fare il resoconto della giornata, così a dicembre si fa una verifica di come è andata l’anno, un momento di introspezione a cercare in profondità il senso di quello che abbiamo fatto. Al mattino quando ci alziamo siamo portati a farci dei propositi, che nascono in modo naturale dalle riflessioni della sera prima. Questi propositi in genere mirano in alto perché generati da un impulso di farci sentire bene con noi stessi e con la nostra vita.
Così è gennaio! E’ il mattino dell’anno si sceglie e si decide un atteggiamento con cui affrontare l’anno, ed in questo senso decidiamo quindi anche la nostra postura.
Si certo, la postura perché la postura è si, come viene definita “la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra le varie parti del corpo”, però non solo. La postura ha dei significati non solo fisici , ma anche emozionali e di atteggiamento nei confronti della vita, infatti oggi i dizionari di medicina definiscono la postura come “l’adattamento personalizzato di ogni individuo all’ambiente fisico, psichico ed emozionale”.
Come sempre non siamo divisi a settori e separati a strati ma siamo un tutt’uno e questo è un bene, perché questa unità ci permette di comprendere come il nostro stato emotivo o il nostro atteggiamento mentale possa influire sulla nostra postura fisica, ma anche viceversa e quindi come la nostra postura e stato fisico possano influire sul nostro atteggiamento mentale o emotivo.
Quindi la proposta che ti faccio per questo mese di gennaio, è quella di concentrarti ogni giorno, in un momento particolare della giornata a sentire quanto la postura fisica ed energetica, cambia la relazione con il mondo che ti circonda. E soprattutto vorrei farti sperimentare come piano piano si può ritrovare un equilibrio, dentro di te, in quei momenti difficili in cui ti senti vulnerabile e debole, un equilibrio e una forza che nasce dalla tua postura, dal tuo modo di posizionare il tuo corpo nello spazio.
Perché, quando proverai la sensazione di avere i piedi ben radicati che affondano nella madre terra a raccogliere l’energia profonda, sentirai le caviglie libere, le ginocchia ben salde, il ventre libero che esce e rientra con la respirazione, il torace aperto e non rigido in fuori, le spalle rilassate ma forti, il collo leggero, lo sguardo all’orizzonte, la parte più alta della testa protesa verso l’alto, che ti fa allungare verso il cielo a prendere quell’energia dell’infinito…allora anche il tuo atteggiamento, il tuo stato mentale, le tue emozioni saranno in equilibrio e sentirai una profonda connessione con il mondo che ti sta intorno.
Quindi per cominciare bene la tua giornata, al mattino quando ti sei alzato, posiziona i piedi paralleli alla distanza delle anche, bilancia bene il corpo al centro di ogni piede e tra i due piedi, senti bene il contatto con il pavimento, piega leggermente le ginocchia in modo morbido, rilassato, ondeggia dolcemente avanti e indietro, a destra e a sinistra, fino a trovare il centro di questo ondeggiare. Sali alle anche, muovi un po’ il bacino e comincia a sentire il respiro che ti gonfia il ventre e poi senti il ventre rientrare quando esce il respiro, sali al petto e rilassalo, alle spalle e rilassarle, senti se a questo livello ti senti aperto o chiuso, rigido o rilassato e prendi coscienza e ammorbidisci piano piano dove senti rigidità. Poi la testa, ruotala un po’ delicatamente a destra a sinistra in alto e in basso e poi posizionala bene sul collo, libera, leggera, senti che dalla sommità del capo qualcosa ti porta in alto, ti allunga verso il cielo.
Rimani rilassato, fai un respiro profondo e osservati un momento, guardati li, in piedi nella tua postura e stai qualche minuto in silenzio ad osservarti e a sentire questo tuo equilibrio ritrovato dopo la notte, questa tua postura del mattino e ricordala e ritrovala per tutto il giorno, cosi che ti possa accompagnare in ogni momento.
Fai questo ogni mattina per tutto il mese di gennaio.
Buon Anno!
Diversi ritmi
Sono a Crus de Esprito Santo, nel Nord-est del Brasile, província di Joao Pessoa una cittá sulle rive dell’oceano.
Sono qua per giocare con i bambini e utilizzare il gioco come strumento educativo, ho anche voglia che questa esperienza possa essere un’occasione per fare e condividere alcune riflessioni con chi mi legge sul blog. Credo che il mio sia un tentativo di portare ad unitá le cose che faccio, cercando il collegamento con quanto vivo in questi giorni e quello di cui mi occupo quando sono i Italia e quindi anche la ginnastica naturale e la sua filosofia.
La prima cosa che ho sentito, quando sono arrivato in questa parte del mondo é il ritmo, il ritmo della gente, della natura, della terra. È diverso dal mio, da quello al quale sono abituato ed é ogni volta una sorpresa scoprire che ci sono ritmi diversi, perché spesso penso che tutto il mondo sia rapportato alla mia dimensione, al mio modo di vivere il tempo e gli eventi, spesso sono autocentrato e questo mi porta a pensare di essere al centro delle cose e che tutto si muove secondo quello é il mio modo di misurare…invece per fortuna non é cosí.
Il corpo lo sente prima della mente, quando cambia il ritmo. La mente é abituata ad una determinata velocitá e solamente a quella velocitá si sente efficace, il corpo invece sente altro. La mente é prepotente e continua a rimarcare il fatto che l’efficacia é una sola, é quella a cui sono solito, é quella che conosco ogni giorno, quella che nel tempo mi há sempre dato la conferma che va bene cosí. Quá il clima é caldo, 30/35 gradi, molta umiditá e per la fretta non c’é spazio e il corpo sente questo, sente che c’é bisogno di tempo per adeguarsi a questo nuovo clima, bisogna ritrovare i propri cicli, sconvolti dalle ore di viaggio, bisogna ricostruire un equilibrio e una sintonia con la natura attorno…e c’é bisogno di tempo.
I bambini della scuola. Bimbi che devono imparare a scrivere, bimbi per i quali la scuola é un pó stretta, bimbi che con fatica stanno dietro il banco, con fatica riescono a concentrarsi, e ad apprendere. I maschietti ,in modo particolare, hanno difficoltá a rispettare le regole, a rispettare l’altro e tra maschi spesso la forza, l’aggressivitá prende il sopravvento e questo é un problema… i bambini sono cosí, risponde prima il corpo, la natura, della mente, prima l’istinto della razionalitá. Bisogna trovare il modo di portare a consapevolezza questo, avere la pazienza giusta e trovare le chiavi per inserirsi in questa dinamica.
Anche qua é una questione di ritmi. Credo che dobbiamo capire il ritmo di ogni bambino, il ritmo dei bambini, provare a sintonizzarci con questo ritmo e solamente quando questo é avvenuto provare a comunicare, con l’intento di essere un elemento di cambiamento possibilmente…oggi e in questi giorno proveró, perché questo é ció che mi aspetta, tentare di essere un elemento di cambiamento.
Qualcosa sta cambiando.
Ciao a tutti.
Questo è un post diverso dagli altri perché non parla dei soliti argomenti di ginnastica naturale…o almeno credo.
In questo post trovate il link relativo al podcast di una mia intervista a Radio Popolare Verona che ho fatto a Novembre e relativa al progetto che ho coordinato in Repubblica Democratica del Congo sui bambini-soldato.
Con questo progetto, dal titolo “War Game No More”, abbiamo utilizzato il gioco come strumento per la reintegrazione sociale di ex bambini-soldato.
Ci ho pensato un po’ prima di fare questo post perché il collegamento tra il progetto che trovate qui e la Ginnastica Naturale devo ancora trovarlo… ma sento che c’è, e credo che lo troverò… anzi se qualcuno di voi, ascoltando il podcast lo trova, me lo scriva pure.
Un altro motivo di questo post è che da un po’ di tempo penso a questo blog e al suo contenuto e sento che a volte vorrei anche andare oltre alla ginnastica naturale, magari alcune volte l’ho anche fatto. Spero quindi in questo modo, di aprire una finestra nuova che mi permetta di approfondire e scrivere anche altro.
Spero che ad alcuni di voi faccia piacere ascoltare il podcast (che comincia con un po’ di pubblicità, ma poi arrivo anch’io) ecco l’indirizzo:
http://www.radiopopolareverona.com/?q=content/la-tertulia-8-novembre-2013-ospite-nicola-rovetti
Inserisco anche un altro link sempre relativo al progetto, sono tre articoli apparsi sulla rivista Nigrizia, le foto sono tutte mie e un’articolo è scritto da me.
http://it.scribd.com/doc/92128149/Dossier-bambini-soldato-e-La-vita-non-perde-valore-Nigrizia
a tutti un sereno 2014
Nicola
Movimento e Immobilità
È da un po’ che rifletto su questa cosa, soprattutto da quando mi sono avvicinato alla pratica di Zhan Zhuang una pratica di Qi Gong, di cui ho scritto un post a luglio (vedi “Stare come un albero”). Parlare di immobilità, mi intriga, mi attira, per tutto quello che dentro di me muove questa parola, perché mi salgono alla mente pensieri, situazioni, eventi che nel corso della mia vita mi hanno formato, cresciuto, fatto diventare ciò che sono e nel cercare un filo conduttore di tutto questo, non è certo immobilità la prima parola a cui penso, anzi forse esattamente l’opposto e cioè movimento. Questo, sia per le passioni che ho intrapreso, sviluppato e coltivato nel tempo, sia per il tipo di lavoro che svolgo e sia per il continuo evolversi e cambiamento che mi pare di individuare nel percorso della mia vita.
Queste sono le cose che mi muove dentro questa parola immobilità. Immobilità mi pare quasi un concetto contro la vita, l’ho sempre vissuta come un concetto non negativo ma in qualche modo da evitare, da tenere lontano. Nel mio campo lavorativo movimento è sinonimo di salute, non-movimento al contrario, è sinonimo di cattive abitudini, per questo è una cosa alla quale non ho mai guardato con interesse.
Siamo fatti per muoverci, tutto l’universo è in movimento, tutto ciò che è vivo si muove, il movimento è l’espressione della vita. Per noi esseri umani muoversi è tutto, ci permette di conoscere, di condividere, di sperimentare e non saprei quale altro aggettivo usare. La condizione di non-movimento, d’immobilità, è associata solitamente a malattia o handicap.
Ancora di più se penso all’efficienza del corpo, alla forma fisica come condizione fondamentale per una vita equilibrata, alla performance, all’allenamento, sicuramente l’immobilità è una parola che difficilmente si accomuna.
Ho sempre e solo accettato, credo in modo poco consapevole comunque, l’immobilità come stato fondamentale per la meditazione, però la mia attenzione si è sempre sintonizzata con lo stato del “meditare” e non con lo “stare immobili”, perché lo stare immobile io l’ho spesso vissuto come una condizione per raggiungere qualcosa di più alto.
Ancora di più. Il movimento, o comunque quello che comunemente siamo abituati ad intendere come movimento, è quello volontario, intenzionale, diretto e comandato da una mente consapevole, che dirige le nostre azioni e la nostra vita. Esiste una zona nella nostra corteccia cerebrale che è deputata all’anticipazione del movimento, adibita a sviluppare sequenze di movimenti con obiettivo di soddisfare la nostra intenzionalità.
Per questo dico che solitamente il movimento a cui siamo abituati a far riferimento, è quello che vediamo, perché è quello che esternamente si mostra ai nostri occhi. Esiste però anche un movimento innato, automatico, istintivo, profondo se vogliamo, involontario, che non è controllato dalla nostra mente consapevole, che è condizionato da altri fattori, dal nostro stato emotivo, dal clima esterno, da ciò che ci circonda, ed altro ancora. Il sangue nel nostro corpo continua a muoversi cosi come il nostro battito cardiaco, la nostra respirazione, il movimento dei nostri organi, perfino gli alberi che sono immobili hanno un continuo movimento vitale.
Quindi con il termine immobilità possiamo dire che si può intendere come fermare il movimento possibile, che il termine immobilità in senso assoluto significa morte e questo mi fa pensare che l’immobilità allora se non è morte è una situazione di movimento, quindi rimane la scoperta, la conoscenza, l’apprendimento, la sperimentazione. Allora significa che la pratica dello Zhan Zhuang, come alcune pratiche di yoga o le pratiche meditative in genere, portano l’attenzione, le nostre percezioni, ad un altro livello di movimento, che ci permette di diventare consapevoli di un diverso fluire della vita.
Ancora di più. L’immobilità, al pari del movimento, può nello stesso modo promuovere la vita nei suoi diversi livelli e aspetti, non solamente per quello che pensiamo possa rappresentare la parte meditativa, contemplativa della nostra vita, ma anche nella forma fisica, anche nell’allenamento di una persona proprio perché corpo e mente sono una cosa sola.
Allora come consiglio o indicazione di ginnastica naturale è quello di fermarsi, fermare il movimento ogni tanto, rimanere immobili e ascoltare ciò che succede, ma non per qualche istante, ma per qualche minuto, 3-5 anche 10 minuti e poi vedete cosa succede dentro di voi, quale movimento scoprite dentro di voi che non conoscevate. Fatelo in natura, all’aria aperta, con le gambe leggermente piegate, le mani aperte, e le braccia lungo i fianchi, lo sguardo fermo davanti a voi, rilassati più che potete, respirando naturalmente, senza forzature e state ad ascoltare.
Vi lascio con due pensieri che mi hanno colpito sull’immobilità
“L’immobilità per me evoca grandi spazi in cui si producono movimenti che non si arrestano, movimenti che non hanno fine. È, come diceva Kant, l’irruzione immediata dell’infinito nel finito. Un ciottolo, che è un oggetto finito e immobile, mi suggerisce non solo dei movimenti, ma movimenti infiniti che, nei miei quadri, si traducono in forme simili a scintille che erompono dalla cornice come da un vulcano”
Joan Mirò
“Bastava una sola, semplice cosa: il silenzio, il non parlare portava molto più tempo per pensare. Pensare portava più tempo ad ascoltare. Ascoltare portava amore per l’immobilità, e l’immobilità era la strada per la risposta…C’è un silenzio del cielo prima del temporale, delle foreste prima che si levi il vento, del mare calmo della sera, di quelli che si amano, della nostra anima, poi c’è un silenzio che chiede soltanto di essere ascoltato.”.
Romano Battaglia.
Stare come un albero
Continuo con questo post l’argomento sugli alberi, cercando stavolta di approfondire quello che la volta scorsa ho solamente accennato e cioè quello che ritengo si possa definire l’incontro con l’albero. Dicendo così intendo sottolineare che possiamo far si che l’avvicinarsi e lo stare con un albero diventi un’esperienza, un’occasione per trasformare momenti della nostra vita.
Gli alberi possiedono un’energia che possiamo percepire quando ci avviciniamo a loro e che addirittura possono donarci, se prendiamo contatto con loro. L’energia degli alberi è sempre positiva e possiede la forza schiarirci la mente, di rilassarci e di infondere fiducia.
C’è una pratica antichissima di abbracciare un albero che è comune agli indiani, ai tibetani, agli africani, agli aborigeni, l’albero da sempre, nei popoli, ha avuto un posto d’onore e l’immagine di un grande albero simbolicamente rappresenta la forza, la saggezza, la fertilità.
Nella tribù degli indiani Creek del Nord America, c’era l’usanza di portare i giovani bendati a sedere di fronte ad un albero, dicendo loro di toccarlo e abbracciarlo, questo per un giorno e mezzo o più. Poi venivano riportati bendati nel villaggio e tolta la benda gli veniva chiesto di ritrovare il loro albero, per alcuni era necessario toccare molti alberi, ma altri puntavano dritto senza esitazione, verso il loro albero. Quasi a rispondere ad una chiamata, ad una corrente di energia. Questa pratica serviva per favorire il contatto con la natura dei giovani e per sviluppare il loro intuito.
Naturalmente fare un’esperienza d’incontro con un albero presuppone che vi sia una preparazione e una predisposizione a questo. A volte ci vergogniamo nello sperimentare situazioni pratiche che potrebbero risultare bizzarre. Don Juan nel preparare il suo allievo Castaneda alla pratica dello sciamanesimo, lo invita a parlare con gli alberi, a parlare a voce alta, chiedendo consigli e aiuto quando è assalito dall’irritazione. Credo che chiunque di noi si sentirebbe un po’ imbarazzato se fosse colto da qualcuno a parlare ad alta voce con un albero. Però comunque sia, nell’incontro con un albero è necessario mettere da parte un po’ della nostra serietà, uscire un po’ dai nostri pensieri abituali, lasciandoci andare a quello che sentiamo .
Tra alberi sono uomini vi è molto empatia, Romano Battaglia nel libro “Foglie” dice:
“Gli alberi non tradiscono, non odiano, irradiano solo felicità e amore. Ecco perché l’uomo stando vicino agli alberi, avverte una corrente positiva e rigeneratrice.”
E ancora: ”Gli alberi possono riconciliarci con noi stessi e con il mondo, ma bisogna lasciarsi andare e crederci fino in fondo: solo così si avvertirà questa forza magnetica che avvolge il nostro corpo. Una forza che gli indiani d’America conoscono da sempre e che accompagna la loro vita fin dall’inizio”.
Ecco per provare questo contatto empatico con l’albero, dobbiamo avvicinarci a lui con un sentimento di rispetto e di attenzione, possiamo dapprima girare attorno all’albero quasi a cercare una porta d’entrata. Individuato il lato giusto ci avviciniamo e ci sediamo, possiamo indifferentemente sederci guardando il tronco oppure voltando le spalle. A questo puto non dobbiamo far altro che rilassarci e respirare, possiamo osservare il nostro respiro, e notare se vi sono cambiamenti e poi possiamo fare attenzione alle nostre sensazioni, a ciò che sentiamo e come ci sentiamo, siamo ansiosi, sereni, distesi nervosi, imbarazzati, ecc. Possiamo poi cambiare la posizione e sederci a contatto con la schiena. E nuovamente osserviamo il nostro respiro e le sensazioni che proviamo. Poi quando sentiamo che è il momento possiamo lasciare l’albero ringraziandolo con un abbraccio. Sta un po’ a noi, alla nostra capacità di lasciarci andare e di entrare in contatto profondo con la pianta. Io ho sempre avuto esperienze positive, a volte anche commoventi, dove naturalmente a me viene da parlare, come avere davanti a volte un amico a volte un grande saggio. Naturalmente a volte le esperienze sono più intense altre volte meno, in ogni caso varrà sempre la pena provare in ogni caso avrete passato alcuni bei momenti in natura e nei boschi.
C’è un pratica cinese che rientra tra gli esercizi del Qi Gong che si chiama Ding Shu Qi Gong che consiste nel meditare con l’albero con lo scopo di rigenerarsi, di ricaricarsi e anche di rilassarsi. L’albero è il contatto tra la terra e il cielo, c’è un continuo scambio di energia, le radici scambiano energia con la TERRA mentre le fronde scambiano energia con il CIELO. Connettersi con gli alberi attraverso la meditazione permette di entrare in contatto con queste energie e beneficiarne.
Una cosa che ho scoperto da poco e che sto sperimentando ogni giorno, è la pratica cinese chiamata Zhan Zhuang che letteralmente significa “Stare come un Albero”, detta anche la “Postura dell’Albero”. Tale pratica consiste nell’assumere una postura specifica e mantenerla per almeno 10 minuti. Vi sono diverse posture che possono essere eseguite e la pratica quotidiana fortifica il corpo e allenta le tensioni muscolari.
Vi do la descrizione di una delle posture di base così da sperimentare per conto vostro.
I piedi sono tenuti ad una larghezza che sta tra quella delle anche e quella delle spalle. Le ginocchia sono leggermente piegate non troppo però. Il bacino è libero, non è bloccato, mentre la schiena è normalmente eretta e distesa. Le spalle sono abbassate, le braccia piegate lievemente a livello dei gomiti e del polsi, nella posizione come di abbracciare una grossa palla. Le mani sono davanti a noi, all’altezza del torace con i palmi rivolti al petto e le dita ne serrate e ne troppo aperte. Dovete pensare anche che
la vostra sommità del capo tende verso il cielo, mentre i piedi sono nella terra. Il corpo è rilassato, il respiro è naturale e lento e siete assolutamente immobili.
Provatelo è molto bello e vi gioverà!
Ultima cosa che ho trovato e che mi pare interessante da condividere con è questa serie di diapositive che trovate qui sotto, cliccate per andare a vanti e leggete, è breve ma istruttivo..
Essere in equilibrio
Ultimamente negli incontri abbiamo trattato un po’ l’equilibrio e quindi ho pensato di parlarne.
Equilibrio è una parola e un concetto trasversale a diversi saperi, dalla fisica, alla meccanica, alle scienze del movimento, alla psicologia, alla filosofia e altro. E’ un concetto forse semplice da intuire, ma poi se viene approfondito in ogni ambito si aprono mondi complessi ma interessanti.
Ho guardato un po’ il vocabolario per alcune definizioni e, prendendo in considerazione il mio ambito quello del movimento, ho trovato che “l’equilibrio è la capacità di un corpo, di rimanere stabile sia da fermo che in moto”…non mi ha molto soddisfatto questa definizione.
Quando penso alla parola equilibrio mi vengono subito alla mente immagini di immobilità, di qualcosa di fermo, di silenzioso, di qualcosa che anche mi meraviglia. Avete presente quelle libellule fatte di bambù? Fatte in modo tale che rimangono in equilibrio solamente appoggiando l’inizio della testa e tutto il resto è fuori? Ecco, più o meno l’immagine iniziale che ho è quella, e la sensazione è di stupore, per questo gioco che apparente sconvolge le regole della fisica.
Mi ci vuole sempre qualche secondo, per concepire anche immagini che riguardano situazioni dinamiche, e in quel caso provo sempre meraviglia in quanto le immagini sono spesso relative ai giochi di equilibrismo che si vedono al circo. I miei pensieri sull’equilibrio quindi sono sempre accompagnati da un sentimento di meraviglia e sorpresa, quasi fosse una capacità “speciale” quella dell’equilibrio.
L’equilibrio è una cosa ci accompagna sempre, perché noi siamo costantemente in una situazione di equilibrio con il nostro corpo, meglio siamo costantemente alla ricerca di situazioni di equilibrio passando da situazioni di dis-equilibrio. I nostri centri nervosi sensoriali sono sempre al lavoro per assicurare l’equilibrio del corpo. Questo continuo gioco di ricerca dell’equilibrio è fatto esclusivamente per resistere alla forza di gravità. L’unico momento in cui non dobbiamo resistere alla forza di gravità è quando siamo distesi a terra…ed è l’unico momento in cui non possiamo neanche perdere l’equilibrio.
Il cammino stesso è un continuo passare da situazioni di dis-equilibrio a situazioni di equilibrio riconquistato. Per camminare e procedere avanti, abbiamo la necessità di perdere l’equilibrio, di porre il nostro corpo in situazione di dis-equilibrio.
A me piace molto questo, pensare che per procedere avanti dobbiamo necessariamente perdere l’equilibrio e poi riconquistarlo. Simbolicamente mi pare che abbia molto da dire questa dinamica. Non solo, mi piace anche perché il dis-equilibrio necessità solitamente di risposte spesso immediate, e nonostante noi siamo fatti di circuiti automatici che mirano a preservarci, in questo breve tempo a volte c’è spazio anche per la creatività. Quindi spesso, quando si gioca con l’equilibrio, mettendolo alla prova, si trovano soluzioni motorie creative, risposte nuove, inoltre in questi giochi dobbiamo necessariamente fare i conti con il rischio, perché potremmo riuscire o non riuscire. Anche questo mi piace, il rapporto che esiste tra il nuovo, quindi la creatività, il rischio e gli orizzonti sconosciuti che si scoprono.
L’altra cosa che mi piace, di questa questione dell’equilibrio è il baricentro. Il baricentro è un punto del nostro corpo, definito come la risultante delle forze di gravità che agiscono nei diversi punti del corpo. Etimologicamente significa “centro del peso” ed è identificato come il centro di massa di un corpo. È bello sapere che abbiamo un “centro”, che si trova un po’ sotto l’ombelico, 4 dita sotto.
Per le arti marziali e quindi per il mondo orientale, questo punto del corpo è un punto speciale non è considerato solamente “la risultante delle forze ecc…” ma bensì il centro psico-fisico e spirituale dell’uomo, il centro dell’energia del corpo, l’energia vitale universale, chiamato anche Ki e Hara, e forse in altri modi ancora che non conosco. Un punto dal quale scaturisce la nostra energia vitale e che, se controllata a dovere, permette di esprimere al massimo la potenza delle capacità di chi pratica arti marziali.
Quindi per concludere questo, spero non troppo confuso, post sull’equilibrio, per la ginnastica naturale è importante lavorare sull’equilibrio con la consapevolezza del nostro centro corporeo, cercando di spostare gli occhi della mente nel nostro ventre, dove si trova il centro energetico, il Ki. Allora molto probabilmente il lavoro sull’equilibrio non avrà solo una corrispondenza nel corpo, ma anche nella mente, nello spirito e nella nostra energia vitale.
Attività Fisica
L’articolo di oggi è un po’ scientifico, volevo parlarvi dei criteri di quantificazione dell’attività fisica e la prima cosa da capire sono le motivazioni che ci portano a quantificare l’attività fisica.
Il mondo scientifico, oggi riconosce all’attività fisica un valore importante per il miglioramento della salute delle persone e come strumento di prevenzione di malattie. La bibliografia è ricca di evidenze scientifiche in merito, ed è largamente riconosciuto l’effetto del movimento e dello sport sulla qualità di vita delle persone. Da questo nasce la necessità di misurare la quantità di attività svolta, per capire qual è la soglia di utilità della stessa.
Credo che a tutti voi che mi seguite nell’attività pratica (meno gli ultimi arrivati), ho consegnato un questionario all’inizio, dove vi veniva richiesto di indicare quanta attività che avete fatto durante la settimana precedente. Il questionario che ho utilizzato è il Questionario Internazionale sull’Attività Fisica (IPAQ), che è riconosciuto e validato a livello internazionale e serve per indagare il livello di attività fisica di una persona.
I livelli identificati sono 3: lieve; moderato; intenso.
La differenziazione tra un livello e l’altro dipende da tre parametri: la frequenza, che è il numero di momenti settimanali durante i quali pratichiamo attività; l’intensità, quindi il tipo di sforzo che noi eseguiamo; la durata, cioè il tempo dedicato per ogni momento di attività fisica che svolgiamo. Questi, sono i parametri e i concetti, che avete trovato nel questionario.
Per definire la quantità di attività, viene utilizzato un indicatore specifico che è il MET, (equivalente metabolico, dall’inglese Metabolic EquivalenT). Il MET è un indicatore di spesa energetica di una qualsiasi attività od esercizio fisico. Di fatto è importante sapere che l’unità, 1 MET, è rappresentata dalla quantità di ossigeno consumata dall’organismo in un minuto in condizioni di riposo assoluto. Non vi spiego oltre perché ci addentriamo in aspetti legati alla fisiologia, che forse poco ci interessano. Credo invece, che sia interessante, capire qual è la spesa energetica di un’attività secondo questo indicatore.
Di seguito trovate riportate delle tabelle pubblicate dall’American College of Sports Medicine sui costi energetici delle attività.
Costo energetico di alcune delle principali attività comuni in MET
Attività |
MET |
Lavori di casa leggeri (spazzare, stirare, spolverare) |
2-4 |
Lavori di casa pesanti (rifare i letti, strofinare i pavimenti) |
3-6 |
Lavori di manutenzione della casa (pitturare, misurare) |
3-8 |
Giardinaggio |
3-8 |
Falciare l’erba del prato |
4-5 |
Lavori di falegnameria |
2-7 |
Trapanare |
2-3 |
Spaccare e tagliare la legna |
4-10 |
Spalare la neve |
6-12 |
Camminare in piano |
3-5 |
Salire le scale |
3-8 |
Scendere le scale |
4-5 |
Costo energetico di alcune delle principali attività sportive in MET
Attività sportiva |
MET |
Attività sportiva |
MET |
Pesca |
4-5 |
Equitazione |
3-8 |
Caccia |
3-7 |
Pallavolo |
3-6 |
Golf |
2-6 |
Pallacanestro |
3-10 |
Danza |
3-7 |
Tennis |
4-9 |
Bowling |
2-4 |
Sci alpino |
5-8 |
Tiro con l’arco |
3-4 |
Alpinismo |
5-10 |
Ping-pong |
3-5 |
Pattinaggio |
5-8 |
Vela |
2-5 |
Calcio |
5-12 |
Escursionismo |
3-7 |
Nuoto |
4-8 |
Canottaggio |
3-8 |
Attività subacquea |
5-10 |
Ciclismo |
3-8 |
Corsa |
7-15 |
Squash |
8-12 |
Per ogni minuto di attività, di cui sopra, una persona consuma il numero di MET indicati in tabella. Ad esempio, nella camminata viene indicato un costo energetico di 3-5 MET al minuto (3 camminata normale, 4 moderata, 5 camminata intensa) quindi se una persona cammina per 60 minuti, consuma 180/300 MET.
Le attività lievi sono le attività che sono al di sotto dei 3 MET, le attività moderate vanno dai 3 ai 6 MET, le attività intense sono sopra i 6 MET.
A questo punto è interessante sapere, che una persona viene considerata sedentaria quando consuma circa poco meno di 400 MET a settimana, mentre per essere considerata attiva deve arrivare a consumare almeno 600 MET a settimana. Si considera che una persona svolge un’attività fisica moderata, quando consuma tra i 600 e 1500 MET a settimana, oltre ai 1500 invece stanno le persone che svolgono attività fisica intensa.
Ritengo interessante e anche divertente, fare calcoli del costo energetico e capire quanta attività svolgiamo durante il giorno. Credo che anche per voi lo sia, ricordo che molti, quando mi hanno consegnato il questionario, si erano sorpresi della quantità di ore che rimanevano seduti durante una giornata, sono elementi di consapevolezza che a volte ci spingono a fare dei cambiamenti per migliorare la nostra vita.
Questo approccio, valorizza l’attività fisica come pratica importante per gli aspetti della salute del corpo.
Nell’impostazione della proposta di ginnastica naturale, è fondamentale l’aspetto di cura di sé e della propria salute. Altrettanto fondamentale però, per me, è che il movimento e l’attività fisica diventino un’”esperienza” globale per la persona. Ritengo che il movimento possa essere un’occasione di contatto con se stessi, con le parti profonde di sé e del proprio corpo, finalizzato proprio alla conoscenza. Per questo privilegio la natura, come luogo dove fare attività, perché credo che sia il contesto più adeguato, dove attingere conoscenze e dove poter fare esperienze che migliorino la qualità della nostra vita.
In allegato trovate un file, che illustra l’attività fisica consigliata durante la settimana…fateci un pensierino e poi magari ne parliamo. Naturalmente ora che il ghiaccio è stato rotto continuate con i commenti.