Amo camminare

…già è proprio così, camminare mi piace, mi fa stare bene.

Spesso, mentre cammino, soprattutto se sono solo, sto ad ascoltare il mio corpo che si muove. 

Porto attenzione all’appoggio del piede e a tutta la gamba che mi sostiene e che mi porta in avanti e mi permette di procedere. E poi passo all’altro piede e all’altra gamba. E questo portare attenzione al movimento, ha un effetto immediato sul mio stato d’animo.

Mi calmo, mi connetto al respiro, mi si aprono gli occhi ed entro in una dimensione di quiete.

Dopo pochi passi sposto l’attenzione alla parte superiore del corpo, alle braccia che oscillano libere, alla schiena che immediatamente si riallinea, il petto si apre, il capo si posizione bene sul collo, lo sguardo, che fino a prima era a terra, si alza avanti a me e così riesco a vedere lo spazio che mi sta attorno. Ed è a questo punto che mi sento parte dell’ambiente circostante e mi rendo conto di tutto ciò che mi circonda, degli alberi, degli uccelli, del cielo, delle nuvole, del sole, dell’aria.

Poi la mia attenzione torna al respiro, al ventre che si muove, che si gonfia e si sgonfia.  Subito mi nasce un sospiro e qualcosa si libera dentro di me. Qualche tensione che si allenta, qualche peso che se n’è andato, tutto il corpo lo sente e si riaggiusta, in un attimo, cambia impostazione e il mio stato d’animo con lui. 

Sento emergere una sorta di piacere dentro di me, per la forza che sento nelle gambe, per la libertà e la leggerezza che sento nella schiena e nelle braccia e per l’energia del mio respiro. 

E’ per questo che amo camminare, mi trasforma, mi rinnova e mi rigenera ogni volta.

Mi fermo, ringrazio e ritorno. 

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Mangiare, nutrirsi, cibarsi, alimentarsi, sfamarsi, rifocillarsi…

tavola
Capo Corso

…sono tutti sinonimi e ce ne sono molti altri a riguardo, ma non potevo fare un titolo lunghissimo. Però nonostante questi parole sinonimi intendo riferirsi ad una stessa cosa, ognuno di loro contiene una sfumature diversa, amplifica un aspetto particolare oppure si addice ad una situazione particolare. Allora adesso vi propongo un giochetto, quello di prendere consapevolezza del vostro sinonimo. Semplicemente basta dare una letta a tutte queste parole e trovare la particolare sfumatura che intendono amplificare e poi chiedervi quale di queste parole vi appartiene? Quale di queste parole rappresenta voi stessi? Quale delle situazioni rappresentate vi appartiene maggiormente.

Moltissimo tempo fa l’uomo doveva procurarsi il cibo in natura e a seconda che vivesse in montagna, piuttosto che sulla costa marina, ai tropici oppure nelle regioni antartiche, trovava cibo molto diverso, quindi la dieta variava moltissimo in funzione della posizione geografica e della conformazione fisica del territorio.

Oggi invece si va a fare la spesa e si può scegliere ciò che si vuole, si può far finta di abitare sulla costa adriatica a Chioggia piuttosto che sentirsi pescatori di mare aperto dei Mari del Nord, oppure abitanti limitrofi alla foresta tropicale con ogni sorta di frutta, o cacciatori delle foreste boreali. Diciamo che oggi più o meno si riesce a procurarsi qualsiasi tipo di alimento, quindi il detto “sei quello che mangi” non è più molto vero, ma oggi sarebbe meglio dire “sei quello che scegli di mangiare”.

Questo verbo “scegli” fa la differenza e trasforma (almeno per noi occidentali) la questione cibo in una questione estremamente complessa.

Qualche mese fa è stato pubblicato uno studio della IARC, un’agenzia dell’Organismo Mondiale della Sanità che ha classificato la potenzialità cancerogena della carne rossa. Da questo studio emerge una classificazione che vede appartenere al gruppo 1 (cancerogeni certi) le carni rosse processate (lavorate e insaccate) mentre nel gruppo 2 (probabilmente cancerogene) le carni rosse. Le carni processate sono carni che hanno subito un processo di lavorazione che ne prolunga la conservazione o ne altera il gusto, come affumicatura, salatura, stagionatura, aggiunta di conservanti. Sono questi procedimenti, così come alcuni tipi di cottura, come quella alla brace, ad aumentarne il rischio cancerogeno.

Ho sentito giornalisti di telegiornali televisivi e persone banalizzare questa studio giocando con frasi del tipo: “mio nonno mangiava salame ogni giorno ed è scampato 90 anni”. Il consumo di carne è aumentato rispetto all’epoca dei nostri nonni, in Francia si è triplicato rispetto a quello dei bisnonni e quindi forse il nonno che mangiava il salame ogni giorno poi non mangiava altra carne e magari non aveva a disposizione tutti le proteine che abbiamo a disposizione noi e forse faceva 12 ore di lavoro fisico nei campi quindi uno stile di vita completamente diverso dal nostro.

Però sul cibo si è studiato e scritto tanto ma la verità non c’è. o quantomeno non ce ne una sola. Sulla salute e l’alimentazione le indicazioni di tipo generale sono molte, i pro e i contro un determinato tipo di alimentazione sono tante, i modelli alimentari sono molti e quindi è difficile capire la giusta via.

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R.D. Congo si prepara da mangiare all’aperto

La questione del cibo è intricata e complessa, perché è legata alla salute .

La nostra salute è in stretta relazione con il cibo che assumiamo. L’Italia è la patria della ”dieta mediterranea” noi (ma anche i giapponesi) abbiamo inventato l’alimentazione sana! Però bisogna che fare un po’ di attenzione perché dieta mediterranea non è sinonimo di cucina italiana. Il dott. Ancel Keys, negli anni 60, coniò questo termine “dieta mediterranea” riferendosi ad una serie di principi e regole alimentari condivise da popolazioni ed etnie diverse che si affacciavano sul Mar Mediterraneo: abbondanti prodotti di origine vegetale, frutta, pane, pasta, pesce e poca carne, alimenti consumati freschi, al naturale, di stagione, di produzione locale. In quegli anni i popoli che si alimentavano in questo modo avevano un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo.

La cosa che mi colpisce in questo, è la sottolineatura di prodotti freschi, di stagione, di produzione locale. Oggi con le pratiche di coltivazione forzata, di conservazione e l’esportazione, possiamo trovare qualsiasi ortaggio o frutto in qualsiasi momento.

Credo che oggi dovremmo, ogni volta che scegliamo un alimento, farci delle domande su come e dove è stato prodotto, su come è stato conservato e quali tecniche di coltivazione o allevamento sono state utilizzate. Ed ecco quindi che emergono altri aspetti legati al cibo, oltre alla salute.

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Ecuador, Foresta Amazzonica, Fausto mi offre dei semi di cacao da succhiare.

La questione del cibo è intricata e complessa, perché è legata anche all’etica.

Oggi l’accordo commerciale che l’UE sta negoziando con gli Stati Uniti, il Ttip, riguarda anche il cibo. In questo accordo vengono definite le norme per rendere più agevole esportare ed importare prodotti, con la conseguente riduzione degli oneri amministrativi. Però i consumatori sono preoccupati e anche alcuni commercianti, perché gli standard di qualità utilizzati in Unione Europea sono molto diversi da quelli utilizzati negli USA. Questa cosa riguarda in modo particolare la produzione e la conservazione degli alimenti.

Dall’etica con cui si produce e si conserva un cibo, ne deriva anche la qualità del cibo stesso.

Nel 2012 una direttiva Europea abolisce gli allevamenti delle galline ovaiole in batteria, che significa che hanno a disposizione (per tutta la loro vita) una gabbia grande all’incirca quanto un foglio A4. Non credo che le uova di quelle galline siano paragonabili a quelle dei nostri nonni, inoltre mi fa molta pena pensare alla vita di quelle galline costrette in gabbia. stavano meglio le galline ai tempi dei nostri nonni.

La questione del cibo è intricata e complessa, perché è legata alla salute, è legata all’etica di come viene prodotto il cibo ed è legata alla considerazione della vita sulla terra.

Ci sono altre cose che vorrei dire ma per il momento mi fermo qua, perché devo fare uno spot pubblicitario :).

Ginnastica Naturale ha avviato una collaborazione con Naturalmente Cuoca e propone un percorso di 5 incontri sull’alimentazione e l’attività fisica. Questi 5 incontri hanno l’obiettivo di promuovere un equilibrio consapevole che aiuti a migliorare le abitudini di vita, dall’alimentazione al movimento, in sintonia con i ritmi delle stagioni. Per avere informazioni su questa serie di incontri cliccate qui: In Armonia con la Natura …e siete interessati fatevi avanti e scrivetemi.

In Armonia con la Natura

Prima di concludere vorrei aggiungere un altro pensiero, oggi vanno di moda modelli alimentari diversi e si creano lotte tra chi vuole abolire un determinato alimento e chi invece ne porta alta la bandiera. Io non sono molto per le bandiere, preferisco la consapevolezza e l’equilibrio, entrambe queste parole partono da una prospettiva individuale e così è il cibo deve partire da ognuno di noi, da quello che sentiamo, dalle domande e dalle risposte che ci diamo.

Quindi rifate il giochetto dell’inizio e poi provate a pensare al cibo che mettete sulla vostra tavola e vedete se è proprio quello che volete e se è quello che il vostro equilibrio e la vostra consapevolezza vi suggerisce.

Vi lascio con queste parole del professor Franco Berrino, oncologo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano per 25 anni.

Quando andate al supermercato andateci sempre accompagnati dalla vostra bisnonna (se non l’avete più immaginatela) e tutto quello che la vostra bisnonna non riconosce come cibo… non compratelo.

Leggendo l’etichetta se ci sono sostanze che lei non capisce cosa sono… non compratelo.

Se ci sono più di 5 ingredienti… non compratelo.

Se c’è scritto che fa bene alla salute… non compratelo!!!

Quanto muoversi, Come muoversi.

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In questo momento sono seduto sullo sgabello sto scrivendo quello che state leggendo, contemporaneamente sto dolcemente dondolandomi da un ischio ad un altro, lo sgabello ha un cuscinetto arrotondato e questo dondolio ha un effetto così piacevole sulla parte bassa della mia schiena nella zona lombare. Respiro profondamente e piano piano riduco questo dondolio cercando di sentire quante vertebre si muovono. Ecco, le sento, saranno 5 o 6 tutte le lombari e l’osso sacro naturalmente. Riduco piano piano e si riduce anche il movimento delle mani sulla tastiera per simpatia, smetto di scrivere… muovo adesso 4, poi 3 poi mi pare che siano solamente 2 le vertebre che si muovono e cerco di visualizzare questo movimento. Adesso trasformo il movimento da laterale, a circolare, cerco di stringere sempre di più questo cerchio, di accorciare il raggio, un movimento millimetrico. Sono li con l’attenzione in questo “luogo” che è il luogo dell’energia primaria del nostro corpo, l’”hara”, il “dantien”, così viene chiamato in oriente. Comincio a sentire un calore interno, dopo questo piccolo movimento, che mi riscalda il ventre, il respiro è calmo lento e profondo il mio tono muscolare è rilassato…un piacere.

Spesso mi viene chiesto quanto tempo dedicare al movimento e spontaneamente mi viene da dire: “Ogni momento della tua giornata che puoi! Anche se sono solamente 10 minuti, non importa, fallo!” .

Ogni giorno più volte al giorno, cerco di osservare come mi muovo, come resto seduto, come resto in piedi e sperimento situazioni, posture, movimenti e provo a modificare la velocità, il carico, l’attenzione provo a sentire il rumore del mio movimento, a vedere l’effetto che ha sulla mia mente, sul mio stato d’animo, sulle mie relazioni…però la mia è una deformazione professionale.

Però un tempo quando il lavoro necessitava di forza fisica, di strategie di movimento, di risparmio energetico, di utilizzo consapevole della forza e della postura era così, c’era un’attenzione al movimento in ogni gesto. Oggi invece non abbiamo questa necessità, sono pochi i lavori che richiedono un’attenzione al corpo e allora bisogna inventarsela. Ogni possibilità è buona da sfruttare, salire le scale, attraversare un giardino, spostare delle carte, aspettare l’autobus, scendere dall’auto e così via. Sono convinto che dedicare pochi minuti, più volte al giorno della propria attenzione, energia, creatività, al movimento sia importantissimo, più di fare una mezz’ora di auto per arrivare in palestra e svolgere un programma aerobico di 45’ di top, di jog, di cyclette e poi sollevare per un’altra mezz’ora pesi per poi fare un’altra mezz’ora di auto per tornare a casa per due volte alla settimana.

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L’idea che molti hanno è che il movimento deve essere funzionale ad un risultato. Si fa movimento per dimagrire o per tornare in forma, per la salute, per sfogarsi e per la prestazione.

Però penso che sia un’idea riduttiva nei confronti del valore che ha il movimento per la nostra vita e nei confronti del corpo. Il movimento è vita e il corpo siamo noi, senza corpo non esistiamo, senza movimento siamo morti. In ogni nostro momento, in ogni istante del giorno ci muoviamo, anche quando dormiamo il nostro corpo è in continua attività e si muove, esplicando tutte le sue funzioni. Il movimento è un nutrimento per l’uomo, nutriamo il nostro organismo, agevola le funzioni vitali, viene favorita la circolazione dei liquidi ed energetica, gli scambi tra tessuti. Il movimento riequilibria il nostro “circuito energetico”, da modo alle tossine che si sono accumulate durante il giorno nel nostro corpo, di entrare in circolo ed essere eliminate, lasciando così spazio a nuova energia che ci rivitalizza. Ma non solo, fare movimento ci permette di ritrovare il nostro equilibrio psicologico e ancora di più , sono molte le pratiche di movimento che aiutano a coltivare lo spirito, che avvicinano l’uomo alla dimensione spirituale e lo fanno sentire completo, in pace con sé stesso.

Quindi non c’è solo una quantità, ma è necessario inserire il parametro qualità. Ho conosciuto molte persone che grazie allo sport si sono “rotte” e forse in molti casi è mancata la qualità e c’era troppa quantità, sovraccarico. Non conta solo la fatica, il sudare, il raggiungere un certo limite di tempo, il sollevare un certo quantitativo di peso o numero di ripetizioni, ma conta l’intenzionalità, il valore a cui si da al corpo e al muoversi, solo così si può esprimere il movimento in modo armonico e avere un effetto positivo su di noi.

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Naturalmente se poi possiamo dedicare un’ora al giorno, come consiglia l’OMS, a fare attività fisica tanto meglio, però non è in un’ora, 2 volte alla settimana che trasformiamo il nostro corpo, la nostra salute, come vorremmo

Avere sempre uno sguardo a: “come mi sto muovendo? Come sto respirando? In quanti modi posso fare questo movimento? …e cosi via. Allora diventa anche questo un gioco divertente, inoltre ci allontana dalle nostre solite preoccupazioni di tutti i giorni, dai nostri schemi di ansia e vi assicura vi aiuta ad avvicinarvi al movimento, all’attività fisica, al vostro corpo in modo dolce e duraturo e può rappresentare una buona base per una trasformazione.

Ho scritto tutto questo per segnalarvi un video di Charles Demelenne  un uomo ottantenne che svolge la sua attività fisica giornaliera. E’ un maestro di Hebertismo, del Metodo Naturale e ogni giorno dedica poco più di 20 minuti alla pratica del movimento, come “pratica di buona vita” potremmo dire. Mi piace questo video perché vedo il piacere di muoversi, vedo la concentrazione nell’eseguire il movimento, vedo il gusto di poter fare determinati movimenti e vedo la soddisfazione della riuscita e tutto acquista un senso profondo…e poi un giorno provate a fare tutto quello che fa questo signore e sentite il sapore che potrebbe avere a farlo ad 82 anni.

Vorrei adesso chiedere a te che leggi una cosa, mi piacerebbe avere un segno di vita da parte tua, le statistiche mi dicono che ci sono diverse persone che leggono quello che scrivo e a me piacerebbe sapere chi sei, mi piacerebbe avere suggerimenti, indicazioni, confronti. Quindi dammi un rimando scrivi un commento o anche solo un saluto mi faresti un gran bene.

N.

Piccoli Momenti di Meditazione

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Mi siedo lungo il torrente, l’acqua corre veloce, schivando i grossi massi, una parte dell’acqua prende a destra l’altra invece scivola a sinistra e un’altra aconra si infrange direttamente sulla pietra con fragore e zampilli, poi riprende a scendere e superato l’ostacolo si riunisce per andare ad incontrare altri massi e tornare a dividersi e riunirsi…e così ancora. Mi perdo nell’osservare quest’ acqua che corre tortuosa, il rumore è forte ma ha sempre lo stesso ritmo, la stessa intensità e si ripete nel tempo, anche il movimento si ripete continuamente ogni momento che passa gli stessi zampilli, la stessa schiuma, le stesse forme d’acqua. Non penso a niente la mente è libera e vuota, ma nello stesso tempo è piena di quello che sta di fronte a me, del movimento dell’acqua nel torrente e del suo fragore, sento questi grossi massi che stanno attorno a me come presenze, cosi come sento la valle i versanti delle montagne che la formano. Mi vedo in quel luogo, io, seduto su queste pietre, a fianco del torrente che corre, in quella valle, con i fianchi delle montagne coperte di alberi…mi vedo li e respiro, il mio respiro è tranquillo, vedo l’aria che entra dal naso e scende lungo la trachea, giù fino nella pancia e poi con un movimento rotondo gira verso dietro e torna a salire per uscire. Il mio corpo è rilassato, respiro e sparisce tutto, poi torno a sentire il rumore dell’acqua, la vedo che corre, il disegno della schiuma, sento le rocce e le montagne…e così ancora.

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Sul profilo Facebook di “Ginnastica Naturale” ho inserito ultimamente alcuni brevi video dal titolo “Piccoli Momenti di Meditazione”. L’ho fatto per invitare chi li guarda a fermarsi ogni tanto, sono convinto che anche per un tempo limitato (i video durano solo 7 secondi), fermarsi abbia un gran beneficio e se lo facciamo di fronte ad una meraviglia della natura, con colori, forme e suoni, questo assume ancora più significato e potenza.

Ho cominciato a fare meditazione credo senza sapere bene come si facesse, diversi anni fa, forse una ventina circa, mi alzavo al mattino e mi creavo una sorta di luogo tutto mio, mettevo una coperta per terra, un mattone su cui sedersi, accendevo una candela, a volte qualche incenso, con il tempo poi si sono aggiunte delle statuette, qualche fotografia … una sorta di altarino. Creavo un luogo tutto mio, nello stesso posto ogni giorno, alla stessa ora, in direzione del sole che sorge e, a seconda della stagione, mi ritrovavo a meditare al buio completo, o all’alba, o con il sole alto in cielo…e non vedevo l’ora che arrivasse quel momento. Questo è continuato per diversi anni, poi a questa pratica si sono aggiunte altre pratiche di movimento, più avanti è arrivato anche il momento di un corso approfondito, per apprendere una tecnica di meditazione completa e in questi ultimi anni, la scoperta della meditazione in piedi e della meditazione camminando, in movimento.

La scienza e la ricerca scientifica da un po’ di tempo rivolge attenzione alle pratiche meditative e corporee, soprattutto per la loro influenza sugli stati di salute. Anche in rete possiamo trovare diversi studi scientifici che riportano come, la meditazione e altre pratiche definite anti stress (Yoga Tajchijan, Qi Gong, ecc), portino significativi cambiamenti in persone che soffrono di ipertensione, di problematiche cardiovascolari, di stati d’ansia, di attacchi di panico, di dolore, ecc.

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Io credo che sia importante meditare, e al di la della nostra salute, penso che abbiamo bisogno di trovare del tempo ogni giorno, diverse volte al giorno, per trovare la calma, per sviluppare la calma dentro di noi e vivere così dei momenti di quiete e di pace. La nostra vita spesso è turbolenza, la nostra mente è in continua agitazione per le cose che dobbiamo fare e per le cose che abbiamo già fatto e noi abbiamo bisogno ogni tanto di fermare tutto questo. Costruire la calma e il silenzio dentro di noi è la condizione fondamentale per iniziare un processo di comprensione profonda di noi stessi, che sta alla base della possibilità di sviluppare le nostre potenzialità e di coltivare l’amore e la compassione. Credo che meditare sia una possibilità concreta di divenire uomini in pienezza e quindi vi invito con semplicità, con i vostri tempi, nei luoghi che decidete voi, quando vi viene in mente, vi invito a meditare, a prendervi dei momenti di calma, di silenzio. Non sto parlando di momenti per pensare o riflettere, semplicemente dovete fermarvi, cercando il silenzio dentro di voi, soffermandovi sull’acqua che scorre, sulla fiamma della candela, sulla chioma di un albero, sul vostro respiro e vivere semplicemente il presente. Fatelo per un po’ di tempo e osservate dentro di voi il cambiamento.

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Sulla Lentezza

imm034Circa una decina d’anni fa sono stato in Ecuador per una spedizione naturalistica, ero il fotografo di questa spedizione. Siamo stati ospiti per circa una decina di giorni di una famiglia di indigeni nella foresta amazzonica, ai margini della foresta primaria. Questa famiglia apparteneva al gruppo indigeno che parla il Kichwa, che è una delle lingua appartenenti alle lingue Quechua, lingue dei Nativi Americani. Abbiamo vissuto nella loro casa, una palafitta, seguendo un po’ i loro ritmi.

La cosa che mi è rimasta impressa di quell’esperienza, era che facevamo solamente una cosa al giorno. Un giorno si andava a fare la spesa, oppure si andava a procurare del cibo al fiume, piuttosto che all’interno della foresta. A quelle latitudini quando si fa qualcosa ciò che è bene evitare è la fretta, la fretta e la velocità sono pericolose e quindi chi vi abita ha imparato a limitare le cose da fare ad una al giorno o poco più, proprio per non incorrere nel pericolo di avere fretta.

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Questo aveva il grande vantaggio di poter disporre di molto tempo con la possibilità quindi di lasciarsi “distrarre” da qualsiasi cosa appariva o si infrapponeva con quello che stavi facendo. Per andare a fare la spesa dovevamo percorrere circa 30 km e l’unico modo per andare era raggiungere a piedi una sterrata e poi aspettare che passasse un carro alla quale chiedere un passaggio. C’era la possibilità di impiegare la mattinata e buona parte del pomeriggio perché il carro doveva passare a casa di qualcuno, oppure trovava qualcuno da portare prima in altri posti e così ti ritrovavi a mangiare o bere qualcosa a casa di sconosciuti per poi riprendere il cammino magari anche avendo comperato da loro un pollo o delle uova.

sez viaggi e culture

Ho un ricordo molto bello di quel tempo passato. Un tempo leggero, un tempo di risate da far male le guance, ma soprattutto un tempo lungo, enormemente lungo. Anni più tardi la stessa sensazione l’ho vissuta in Africa, le volte che ci sono stato, poche cose da fare durante la giornata, una o due, che occupavano realmente una piccola parte del tempo, ma poi il resto era un tempo da vivere, fatto di incontri, distrazioni e meraviglie, ed era un tempo lungo, molto lungo.

Mi ritrovo più volte nelle mie giornate, a pianificare il mio tempo, cercando di definire tutto in modo tale da essere molto efficace e riuscire così, a fare molte cose nella minor quantità di tempo. Il tutto finalizzato ad un’illusione, quella di avere più tempo libero. Questa efficacia, questa abilità di incastrare le cose da fare e sbrigare gli impegni è dominata spesso dalla velocità, la quale però non lascia spazio alla distrazione, non lascia spazio per osservare i particolari o le piccole variazioni che sfuggono ad uno sguardo veloce. Non solo, ma poi, la sensazione ultima, a fine giornata, quando mi guardo indietro e faccio il resoconto vedo che ho fatto molte cose però la giornata è passata in un lampo, velocissima, senza quasi che me ne renda conto. Mi rimane un punta di amarezza e un dubbio. L’amarezza è data questa sensazione di velocità, dell’idea del tempo che passa senza rendermene conto e quindi mi sfugga quasi e il dubbio è quello di essermi perso delle cose, di non aver vissuto pienamente.

Credo che vi sia qualcosa di magico nella lentezza. Associo la lentezza alla pace, al silenzio, alla quiete, all’ascolto, al respiro, al rilassamento, alla contemplazione, alla meditazione. Mentre invece associo la velocità alla frenesia, al rumore, alla confusione, al frastuono, all’ansia, alla tensione. Su un libro di Qi Gong, leggevo che un maestro, 1000 anni prima Cristo, sosteneva che le situazioni simili tendono ad influenzarsi a vicenda, una sorta di simpatia. Se andiamo lenti quindi di conseguenza avremo rilassamento quiete, pace, e così via, mentre se la nostra vita è solamente veloce avremo tensione, frenesia, frastuono, agitazione.

Sono molte le culture nelle quali possiamo trovare traccia della lentezza, di movimento lento sempre associato ad una ricerca di ricerca di pace, di quiete, di meditazione e non ultimo di spiritualità. Oggi anche nella cultura occidentale, la scienza comincia a dar credito a quelle pratiche di quiete e di meditazione che influiscono sulla qualità di vita di ognuno di noi. Pratiche che possono aiutarci a preservare la nostra salute o addirittura a controllare fenomeni di aggravamento e peggioramento della malattia.

Credo che sia bene una buona abitudine dedicare del tempo della nostra giornata alla lentezza e così, ti suggerisco una semplice tecnica di camminata lenta che si può definire anche meditazione camminata o meditazione in cammino. La puoi praticare all’aperto in mezzo alla natura, le prime volte meglio se lungo un percorso pianeggiante, questa tecnica attinge e la puoi trovare nelle conoscenze degli indiani Toltechi, ma anche dei monaci zen, delle tecniche di yoga, del qi gong.

Se vuoi praticare la meditazione camminata non devi avere l’obiettivo di raggiungere un luogo, ma semplicemente di camminare, lo scopo è quello di radicarti nel presente e gustare ogni passo, consapevole di respirare. Prima di cominciare abbandona le ansie e le preoccupazioni della giornata, non pensare al futuro, a quello che ti aspetta, non pensare al passato, a quello che è stato, ma gustati l’attimo presente.

Inizia a camminare e cerca di coordinare la respirazione con i passi, (puoi riprendere anche la tecnica del Brethwalking nel post relativo) e quindi comincia a contare tre passi in inspirazione e tre passi in espirazione (la durata dell’inspirazione non deve necessariamente essere identica alla durata dell’espirazione) regola il numero dei passi a piacere, finché non trovi il tuo ritmo. Mentre cammini cerca di essere consapevole del contatto tra i piedi e la terra, fai questo con cura e attenzione, continua a seguire il tuo respiro però concediti anche di guardarti attorno e gustare la natura che vedi, senza farti risucchiare dai tuoi pensieri.

Sperimenta così la lentezza e tutto ciò che per simpatia l’accompagna, come il silenzio, la pace, il rilassamento. Pratica questo semplice esercizio per 10 minuti ogni giorno e noterai dei cambiamenti nella qualità della tua vita…e quei 10 minuti diventeranno i più importanti della tua giornata.

Buon Cammino

sez natura

La mia colazione

IMG_1730Nel post di oggi vi parlerò della mia colazione, quella che sono solito fare al mattino al risveglio.

In realtà mi sembra un po’ strano parlarvi di questo, perché ho paura di andare “fuori tema”. Il blog ha come titolo “Ginnastica Naturale” e non sono sicuro che la mia colazione riguardi la ginnastica naturale o meglio non sono sicuro che la mia colazione, soddisfi le aspettative di chi legge un blog dal titolo Ginnastica Naturale. Nello stesso tempo però sento che il mio scrivere ha bisogno di evolvere un po’, di imboccare nuove strade, come un esploratore, perché così mi sento. “Ginnastica Naturale” ormai è per me un modo di vedere le cose, un atteggiamento con cui avvicinare ciò che incontro nella mia vita e ritengo che questo blog non sia un blog tecnico, un pochino anche quello, ma non solo.

La colazione per me è sempre stato il pasto più importante e anche quello che mi è sempre piaciuto di più. Credo che abbia per me il significato di un rito, perché i movimenti, i gesti, i tempi e il tipo di cibo è sempre uguale, tutto ciò che riguarda la colazione, dalla preparazione alla sua consumazione è per me molto noto, sono gesti che ripeto uguali tutti i giorni e quindi assumono questo significato rituale…credo che sia per questo che mi piace molto fare la colazione.

Sul piano della salute e del benessere credo che ormai sia abbastanza noto, di quanto l’alimentazione sia importante e di quanto la colazione, sul piano energetico e come fondamentale momento per nutrire il nostro corpo ad inizia giornata abbia un ruolo importantissimo.

Quando ero piccolo, al mattino, mia mamma mi preparava il latte, con pane burro e marmellata, arrivavo in cucina e trovavo sempre tutto pronto, era una sicurezza per me. Oggi a me piace molto preparare la colazione in casa, è una cosa che faccio molto volentieri e credo di dover ringraziare mia madre per questo… chi ha ricevuto impara poi a dare.

Crescendo, ho provato ad aggiungere al latte del caffè, le prime volte senza entusiasmo, ma poi il “caffelatte” è diventato insostituibile. Dopo sposato ho cominciato a condividere con Elena il piacere della colazione, anche se lei non era molto abituata a farla e, quando aspettava Alice, abbiamo cominciato a bere il the al posto del caffelatte.

In questi ultimi 20 anni quindi, la mia colazione è sempre stata pane, burro e marmellata, (il pane e la marmellata fatta da noi) accompagnato da the e in ultima caffè… fatto con una moka da 1, Bialetti, presa ad Andorra, perché in quel viaggio avevamo dimenticato la caffettiera.

Devo dire però che ho sempre molto apprezzato i diversi modi di fare colazione, dall’english breakfast in Gran Bretagna, al pane e pomodoro in Spagna, alla granita al caffè con la panna e la brioches in Sicilia, ai formaggi salumi, burro e marmellate di mirtilli e pane alla segale in Alto Adige e così via…che delizia.

Da un paio di mesi invece, ho cambiato ancora, mi sto preparando la crema Budwig secondo il metodo Kousmine e devo dire che sento dei cambiamenti importanti durante la mia mattinata di lavoro. Questa crema, con tutti i suoi ingredienti, permette di nutrirsi in modo adeguato ed equilibrato. Sul piano alimentare ed energetico è proprio un passo avanti, offre tutti gli elementi nutrizionali che servono per sostenere una mattinata di lavoro. Credo che una persona sportiva o comunque che fa molta attività fisica, debba prendere in considerazione seriamente questa colazione. Io spesso, a metà mattina, dovevo prendere qualcosa da mangiare, perché sentivo un calo di energia, con la crema Budwig invece non mi succede.

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Ecco l’elenco degli ingredienti:

  • 20 gr di Semi di lino contengono Omega 3
  • 20 gr di Cereali (Avena, grano saraceno, miglio, riso, ecc.) come apporto di carboidrati.
  • 5 noci o mandorle o nocciole
  • Frutta di stagione 1 mela o 1 pera.
  • ½ Banana per rendere la crema più dolce oppure anche un cucchiaino di miele va bene
  • Yoghurt per apportare la quota di proteine
  • Succo di limone ottimo antiossidante

Si può preparare come una crema, seguendo le istruzioni molto chiare di questo link http://youtu.be/3gNq-PJ9IFE, oppure (io la preferisco così) prepararla come una sorta di macedonia di frutta a pezzi, risulta, soprattutto le prime volte, più facile da affrontare. Non tutti potrebbero gradire questo tipo di colazione e se non siete abituati a mangiare molto potete cominciare come metà dosi e poi via via aumentare.

 Per cominciare provatela durante il fine settimana, per avere così tutto il tempo di capire come fare. Io innanzitutto apro noci e/o noccioline (non tostate) e/o mandorle, sbuccio una mela e la taglio a pezzetti, la stessa cosa con mezza banana o mezza pera, una volta ho messo un caco…mi piacciono i cachi. Poi prendo i semi di lino, circa un cucchiaio e mezzo e lo stesso quantitativo di cereali (avena o orzo tritati oppure in fiocchi). Poi il succo di mezzo limone, un barattolino di yoghurt e a volte anche un po’ miele. Mescolo tutto insieme e poi mangio.

 Concludo questo post lasciandovi un indirizzo web per approfondire il metodo Kousmine www.kousmine.net nel quale potrete trovare diversi articoli interessanti sull’alimentazione e e anche il digiuno e poi vi sono diverse ricette da seguire tra cui la crema Budwig.

Ah dimenticavo! tra un paio di giorni dall’1 novembre a casa mia cominceremo a seguire un programma di alimentazione vegana per 21 giorni…quindi magari nel prossimo post vi aggiornerò.

Attenzioni Quotidiane

IMG_20131023_125702In questo ultimo periodo una delle cose che sto facendo, è quella di fermarmi quando posso. Fermare dentro di me quel continuo lavorio della mente, quella lunga lista di propositi di cose da fare, di doveri che mi addosso ogni giorno, per fermare in ultima quella mia necessità di identificarmi con le cose che faccio e tornare un po’ all’origine di me.

Quando questo succede mi rendo conto che non sono solo le cose che faccio, le preoccupazioni che vivo, i doveri a quali devo rispondere, ma anche (e forse soprattutto) un corpo che vive il presente e che si muove e che respira.

Quando mi fermo, cerco di portare l’attenzione dentro di me, di ristabilire una connessione con il mio corpo, di stare attento a come respiro e a come mi muovo. Cerco, nell’inventario delle mie parti del corpo, le zone di tensione, le zone di dolore e vado li con il pensiero, con il respiro e…rilasso e questo mi fa molto bene.

È diventato un gioco, che faccio con me stesso, con le mie percezioni, con il mio corpo, un gioco che alla fine mi dona attimi di pace, che mi aiutano a sostenere il giorno.

 In questo post (e forse anche in quello dopo) volevo proprio trattare e sviluppare questa cosa, consigli e/o strategie per concederci, in qualsiasi situazione, 2, 3 o 5 minuti di benessere, senza dover rimandare ad un momento specifico, dedicato, che a volte non riusciamo a concederci.

La cosa più difficile è fermarsi, perché richiede una grossa forza di volontà e spesso non ci concediamo questo lusso. Ci sono sempre molte valide giustificazioni a non farlo, la deontologia professionale, i colleghi che ci guardano, la mancanza di tempo per farlo e una cosa da fare che viene sempre prima di questa. Su questo aspetto non posso dire molto, perché ognuno deve trovare dentro di sé la motivazione e una strategia da mettere in atto. Io alcune volte decido prima che inizi la frenesia del giorno alcuni momenti che mi posso concedere, altre volte mi sono messo dei promemoria sul cellulare…adesso, come scrivevo prima, è un giochetto che faccio con me stesso.

A volte durante il giorno mi ritrovo a camminare, per andare alla macchina nel parcheggio o per fare della strada e allora passo in rassegna la mia postura, vedo dove cade lo sguardo, sento come è messa la testa, sento se le spalle sono tese e se così è vado li con il pensiero e cerco di rilassare e inizio a giocare dicendo “spalla destra rilassati, te lo ordino!”. Portare il pensiero in una zona del corpo è di per sé benefico, se a questo aggiungiamo un’intenzione (rilassarsi) espressa in modo assertivo lo è ancora di più. Ma a volte faccio altro, porto anche una mano alla spalla dolente o tesa e questo aumenta ancora di più il beneficio.

Poi scendo ancora e ascolto il mio respiro, ne ascolto la qualità, registro il ritmo, vedo quanto scende nella pancia o quanto è bloccato in alto. Allora cerco di approfondire un po’ l’inspirazione, ma soprattutto mi concentro sull’espirazione, cerco di sgonfiare il ventre di vedere che rientra per poi vedere che ritorna a gonfiarsi, allora il respiro si allunga, diventa più profondo e aumenta ancora il mio benessere. A volte, aggiungo le mani sul ventre, in basso e il respiro diventa più profondo.

Poi scendo ancora e presto attenzione alle mie gambe, ascolto il ritmo dei passi, sento se ho tensione da qualche parte, sento i piedi e il loro appoggio. Mi ritrovo quindi a rallentare, ad accorciare il passo, ad appoggiare bene entrambi i piedi distribuendo il peso, ad andare con il pensiero nell’articolazione dell’anca, piuttosto che del ginocchio, per rendere il movimento fluido, sciolto. Il mio benessere continua ad aumentare.

E così quando sono seduto, allineo la mia postura, abbasso il respiro, lo porto nel ventre. Quando sono fermo da tempo mi “stiro”, braccia e gambe nelle diverse direzioni, apro la bocca il più possibile, mi strofino le orecchie, mi massaggio attorno gli occhi.

Se sono fermo in piedi, metto le mani in tasca e rilasso le spalle, piego un po’ le gambe, abbasso il respiro, passo il peso da un piede all’altro, dalle punte dei piedi al tallone, gioco un po’.

Se devo portare dei pesi cerco di distribuirli a destra e a sinistra oppure, porto il peso un po’ da una parte e poi un po’ dall’altra, magari con l’idea di fare un po’ di allenamento e quindi imposto la mia postura in modo attento e efficace.

Se ho tempo, più di cinque minuti e posso andare in uno spazio naturale allora tutto questo viene aumentato dai colori della natura dalle forme e dagli odori. Tutto questo modifica il nostro stato d’animo, i ricordi che emergono, le emozioni che salgono amplificano il valore di trascorrere del tempo in natura.

Fitness Quotidiano

instagram La quinta stagione è passata, l’equinozio d’autunno anche, siamo nel pieno della stagione autunnale e tutte le attività lavorative e scolastiche sono riprese. Abbiamo pianificato tutti i nostri impegni giornalieri e settimanali e ora siamo impegnati a mantenere il ritmo che ci siamo dati, nella ricerca di una dimensione di serenità e benessere.

Ritmo, questa parola entra spesso a far parte dei nostri atteggiamenti, dei nostri comportamenti e s’inserisce nelle nostre attività e nelle nostre azioni. Il ritmo è quell’organizzazione che ci diamo in funzione del tempo. Spesso, è una necessità che ci permette di trovare l’equilibrio che cerchiamo e la sintonia, tra il nostro mondo interno e il mondo esterno. Il ritmo ci dà quella regolarità che ci fa sentire sicuri.

Anche i nostri cicli biologici e quelli di tutti gli organismi viventi, sono definiti nel tempo da ritmi precisi, tutti i processi sono organizzati in funzione del tempo. L’organismo umano, nella regolazione delle funzioni fisiologiche, dipende da una sorta di orologio interno che con regolarità è impostato su un arco temporale di 24 ore, chiamato appunto ritmo circadiano, che significa “intorno al giorno”, ma ci sono anche ritmi settimanali, mensili e annuali.

ritmo circadiano

L’attività fisica è sicuramente una delle attività che dobbiamo inserire nella nostra pianificazione per equilibrare il nostro ritmo. Dare il giusto spazio al corpo, alla mente e all’anima è un ritmo da ricercare per godere della vita.

Per inserire nei nostri ritmi giornalieri o settimanali questo aspetto dobbiamo soddisfare tre domande: quando fare attività, quanto fare e come farla.

Quando fare” attività è un quesito importante, che in questo momento non intendo di trattare, anche perché molti di noi (io compreso) svolgiamo attività fisica quando possiamo, quando i nostri impegni lavorativi e familiari ce lo permettono, in realtà sarebbe buona cosa scegliere momenti della giornata diversi per fare attività diverse. Al momento, senza approfondire appunto, possiamo dire che indipendentemente dal momento della giornata in cui svolgiamo attitivtà fisica, se l’0esercizio fisico che facciamo fornisce più energia di quanta ne richiede, allora siamo sulla buona strada. Perché è importante ricorda che l’esercizio fisico ha l’obiettivo di portare equilibrio all’intero sistema, corpo e mente .

Per quanto riguarda il “quanto fare” vi rimando al post del mese di Novembre 2012 intitolato “attività fisica” dove trovate in allegato la “piramide dell’attività fisica”.

Un altro aspetto che invece tratterò in questo post, è il “come fare” attività fisica, anzi nello specifico ho pensato di scrivere alcune indicazioni su come svolgere correttamente gli esercizi, aspetto questo che in alcuni casi, risulta essere molto più importante dell’esercizio stesso.

In qualche modo il “come” coinvolge la dimensione della motivazione a fare attività fisica. Ad ogni spinta motivazionale corrispondono anche determinati livelli di attenzione, infatti diverso sarà l’atteggiamento di chi intende allenarsi per prepararsi ad una competizione a quella persona che fa attività fisica per distrarsi un po’ dal tran tran quotidiano.

La motivazione determina l’atteggiamento con cui affrontiamo il lavoro che ci accingiamo a fare con il nostro corpo e quindi i conseguenti livelli di attenzione che poi avremo nei confronti di questo lavoro. Quindi, la prima cosa che dovete fare è essere consapevoli della vostra motivazione, tenendo presente però, che quando si lavora con il corpo è bene dedicarsi solo a questo, lasciando problemi, preoccupazioni, ansie, desideri, ecc. ad altri momenti.

Nel prossimo post scriverò quali sono le attenzioni da avere quando si svolge esercizio fisico, e nello specifico parlerò della postura  quindi dell’allineamento del corpo, della coordinazione e velocità dei movimenti, del tono muscolare, dell’atteggiamento mentale, della respirazione e della frequenza cardiaca.

Alla prossima.

Avere tatto

aliDicevo che avrei parlato del tatto ed eccomi qua è un altro argomento complesso e articolato che non sono sicuro di riuscire a trattare in modo completo e adeguato, (anche se chissà se c’è un modo adeguato…però mi veniva da dire così) forse soprattutto non riuscirò ad essere sintetico.

Perché parlare di tatto? Da un po’ in palestra il gruppo vuole fare 10 minuti di massaggio e quindi abbiamo iniziato a parlarne un po’ e abbiamo invitato un amico per farci fare delle esperienze. Il tatto è alla base del massaggio.

Credo che quella del massaggio, sia una conoscenza che il nostro corpo ha dentro di sé e che può essere risvegliata. Questo, sento, è un pensiero che conduce la ginnastica naturale nella sua evoluzione e conduce anche questo blog. In merito a questa filosofia, ho trovato una frase che credo esprima bene il concetto:

“Il cittadino dipende sempre più da prestazioni di servizi che non può influenzare, da esperti che gli consigliano e gli prescrivono come deve vivere. Nella confusione di consigli e suggerimenti, le capacità normali e connaturate soffocano, l’uomo rimane dipendente e subordinato come un bimbo, e tale deve rimanere. Non ha fiducia in se stesso, nel futuro e neanche nella forza di autoregolamentazione della vita.”. Ricarda Winterswyl 1991

Potremmo parlarne un po’ di questa cosa, mi piace e mi sembra anche rivoluzionaria in questa epoca di super specializzazione….voi cosa ne pensate? Io a volte mi trovo nella posizione di consigliare per professione e mi chiedo se creo dipendenza, oppure libero le persone attraverso la promozione della fiducia in se stessi.

Il massaggio oggi è patrimonio di professionisti, che hanno fatto anni di studio frequentando corsi (più o meno riconosciuti), che aumento come numero e specializzazione di anno in anno e che a volte, si contendono la verità e l‘unicità.

Io credo che la capacità di massaggiare il corpo di un’altra persona, sia una qualità e un sapere che possiamo ritrovare dentro di noi, naturalmente con questo non intendo dire che allora siamo tutti massaggiatori, ma che il massaggio è un’esperienza che possiamo fare tutti.

La prima cosa che ho pensato, quando è uscito questo argomento, è il tatto.

Il tatto ci permette di fare esperienza, ci collega al mondo materiale. Una qualsiasi cosa del mondo la possiamo ascoltare, vedere, annusare, pensare, ma è attraverso il tatto, toccando, che questo qualcosa entra a far parte delle nostre esperienze. Questo con-tatto stimola le nostre sensazioni, percepiamo e reagiamo. Il tatto comunica. Se questa azione è rivolta al corpo di una persona, si apre un dialogo e vengono comunicate intenzioni. Possiamo appoggiare la mano sulla spalla di una persona e comunicare, imbarazzo, piacere, determinazione, potenza, superiorità, ecc.

L’altra cosa che mi intriga del tatto, è la frase del titolo: “avere tatto”. Questa frase si dice quando c’è la necessità di porre molta attenzione quando si deve comunicare qualcosa di molto importante, e difficile da accettare, ad una persona. Spesso è una raccomandazione, spesso è una qualità, spesso, credo, possa essere una professione. Credo che uno psicologo che fa terapia, debba avere molto tatto per non compromettere la relazione con il paziente (…però forse stò semplificando troppo. Adesso oltre a massaggiatori, tutti possiamo fare gli psicologi, basta avere un po’ di tatto).

Avere tatto presuppone essere a conoscenza dello stato d’animo che attraversa la persona in quel momento, mettersi in sintonia con quello stato d’animo, per accompagnare quella persona nel miglior modo possibile verso ciò che si intende farle conoscere.

Mi sembrano importanti due cose quando ci approcciamo al massaggio: l’attenzione e l’intenzione. La consapevolezza di quello che vogliamo comunicare o che vogliamo cercare e l’attenzione a quello che percepiamo e a quello che stimola dentro di noi questa percezione.

Massaggiare e farsi massaggiare, è un’esperienza che può essere molto piacevole e molto bella, non necessariamente deve essere impegnativa o finalizzata a qualcosa. Si può partire da questo, dalla ricerca del piacere personale e dell’altra persona, quello che poi prosegue, può essere condotto sulla base della nostra sensibilità e voglia di approfondire e sperimentare.

 In allegato trovate uno scritto di Giampaolo, l’amico che è venuto a farci fare l’esperienza sul massaggio, di cui parlavo sopra. E’ un terapista della riabilitazione e il massaggio è il suo lavoro da più di vent’anni.

Il massaggio

Buona lettura

Mal di schiena

Al vostro primo incontro di ginnastica naturale, molto probabilmente vi ho detto che al termine dell’attività, al rientro a casa, molti di voi avrebbero potuto accusare una tensione nella zona lombare, come dire.. un po’ di mal di schiena!

Così nell’articolo di oggi volevo spiegare alcune motivazioni, per cui questo potrebbe verificarsi, e inserire alcuni esercizi che possono aiutarvi a ridurre questa tensione e farvi sentire meglio.

Le motivazioni principali escludendo problemi individuali possono essere due.

La prima è dovuta al muoversi di per sé. Normalmente quando una persona inizia a fare dell’attività fisica, può avvertire durante o in un secondo momento: dolore, fastidio, tensione, stanchezza, ecc. (è importante individuare e dare la giusta definizione a ciò che avvertiamo.. magari ne parleremo più avanti) semplicemente, perché ha messo in moto distretti corporei, che fino a qual momento non erano abituati a muoversi. Quando camminiamo e contemporaneamente eseguiamo movimenti con la parte superiore del corpo (tronco e braccia ), andiamo a sovraccaricare le strutture osteo-articolari e muscolari. Quindi è normale avvertire fastidio, tensione. Se i movimenti che vengono eseguiti sono nuovi, il nostro corpo deve riorganizzarsi, alla ricerca di un equilibrio nuovo, in funzione di un risparmio energetico e di una efficacia sempre maggiore.

La seconda riguarda invece la postura durante l’esecuzione degli esercizi. Se la postura non è corretta, la muscolatura non lavora in modo equilibrato e questo può provocare un sovraccarico eccessivo della struttura muscolare e articolare. Tale sovraccarico può essere all’origine del dolore. Per questo è importante controllare la postura durante l’esecuzione degli esercizi, è importante essere consapevoli dei muscoli e delle parti del nostro corpo che mettiamo in movimento.. ed è importante che ci sia qualcuno che sappia indicarci la giusta posizione da tenere.

Mi viene da fare una nota sul dolore, siamo abituati a darle una connotazione negativa, mentre credo che bisogna riconoscere al dolore stesso, anche un significato di avvertimento, di consiglio, una sorta di guida che ci potrebbe portare a fare anche delle scelte. Di fatto il dolore, naturalmente entro certi limiti, può avere quindi un senso positivo, in quanto lo sentiamo perché siamo vivi, perché la nostra parte viene ravvivata.

Ora veniamo agli esercizi da fare per andare a decomprimere i dischi intervertebrali e ad allentare la tensione muscolare.

  • In posizione distesa piedi in appoggio a terra, portare un ginocchio al petto, mantenere la posizione, cambiare gamba, fare la stessa cosa con entrambe le ginocchia.
  • Dalla medesima posizione possiamo sollevare la parte del bacino e la zona lombare da terra.
  • Con i piedi a terra e divaricati assumere una posizione accovacciata cercando di allungare tutta la schiena.

Tutti gli esercizi in figura, vanno fatti in questo modo: raggiungere la posizione di allungamento lentamente e poi mantenerla per un minuto. Lentamente poi ritornare alla posizione di partenza.

Ho inserito altre 3 figure (i disegni sono tutti di mia figlia Alice) di esercizi che possono aiutare in modo efficace  a ridurre la compressione discale ,che potete fare per allentare la tensione allaschiena. Potete mantenere la posizione indicata in figura anche per un tempo prolungato di 5 minuti o più.